MOXY. La storia appassionante, fra alti e bassi, del costruttore padre dei dumper articolati
L’ingegnere norvegese Birger Hattlebakk ha fondato Moxy Engineering nel 1969. E' il vero padre dei dumper articolati moderni. Una concezione altamente tecnologica che però ha visto una vita tribolata per mancanza di una visione commerciale vincente. Fino all’attuale successo sotto l’ala coreana con il doppio marchio Develon e HD Hyundai.
MOXY è di fatto il costruttore che ha inventato i dumper articolati così come li conosciamo oggi. Siamo infatti abituati a pensare ad alcuni brand quando vediamo un dumper articolato. In realtà la paternità storica è da attribuire all’ingegnere norvegese Birger Hatlebakk. Un imprenditore e uomo politico liberale che, a fine anni ‘60, fondò la Moxy Engineering. Marchio che nacque dall’idea di un mezzo di trasporto in grado di muoversi agevolmente, ed in modo sicuro, nei terreni paludosi della penisola scandinava.
Un contesto operativo che vedeva da un lato uno strato superficiale cedevole per poi lasciare spazio, in profondità, alla roccia più compatta. Un problema operativo che richiedeva macchine da trasporto in grado di muoversi agevolmente in entrambi i contesti operativi.
Capito il problema, Hattlebakk, dopo aver già intrapreso altre iniziative imprenditoriali come la Glamox SA, attiva ancora oggi nel campo delle apparecchiature elettriche, fonda quindi la Moxy per produrre i primi dumper articolati.
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L’ing. Birger Hatlebakk è l’inventore del dumper articolato come lo conosciamo attualmente
Birger Hatlebakk e Moxy, una storia di ingegno
Il costruttore norvegese nacque appunto in Norvegia nel 1969 in un periodo di particolare euforia industriale che coinvolgeva tutto il Vecchio Continente. L’ing. Hatlebakk aveva il classico spirito degli imprenditori tecnici di quell’epoca. All’epoca la meccanica e l’industria erano i principali fautori, così come oggi succede con le innovazioni digitali, di un progresso positivo che coinvolgeva persone di ogni età e condizione economica.
Birger Hatlebakk era un vero ingegnere inventore alla continua ricerca di soluzioni tecnologiche a problemi operativi concreti. Una vena propulsiva che trovava riflesso in iniziative imprenditoriali a 360°. Tanto che nel 1969 aveva già inventato e sviluppato diversi apparecchi elettrici in alluminio, elemento di cui è molto ricca la Norvegia. Infatti la sua prima fabbrica produceva maniglie per porte e costruiva turbine eoliche sperimentali.
Come anticipato, negli anni ’60 l’ing. Birger Hatlebakk aveva fondato la Glamox SA, ancora oggi attiva, che produceva apparecchiature elettriche. Attualmente questa azienda è diventata uno dei marchi più importanti nell’illuminazione industriale e nei riscaldatori elettrici.
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Il dumper D20 è stato il primo modello costruito dall’azienda norvegese
Il trend positivo dei lavori pubblici
La fine degli anni ’60 rappresentò un periodo denso di cambiamenti per la Norvegia. Un trend positivo che diede l’avvio a molti lavori pubblici infrastrutturali con la costruzione di molte strade. E proprio il particolare clima umido e la conformazione geologica della Norvegia avevano messo in difficoltà le imprese di costruzione. Infatti sotto ad uno strato superficiale costituito in larga parte da torba, si trovava un terreno roccioso molto duro. Una particolarità quasi unica che metteva a dura prova i mezzi di trasporto convenzionali utilizzati in quegli anni. Occorreva quindi avere dei mezzi in grado di galleggiare ed al contempo capaci di trasportare roccia dura e abrasiva.
E fu in questo contesto che Birger Hatlebakk progettò nel 1969 il primo autocarro ribaltabile a telaio articolato fondando la Moxy.
Il primo dumper
Il primo prototipo fu costruito nel 1970 ed era costituito da un trattore Ford 5000 che trainava un carrello posteriore con trazione idrostatica. Di fatto questa conformazione aveva sei ruote motrici ed il primo modello lavorò nella costruzione del nuovo aeroporto di Molde. Alimentato da un motore Scania, nacque il D20 che eliminò sia il trattore Ford sia, da un punto di vista concettuale, l’assale anteriore tipico dei trattori agricoli.
Le prime macchine furono costruite proprio a Molde per poi trasferire la produzione a Elnesvågen nel comune di Fræna. Qui venne costruito il primo stabilimento che, ancora oggi, è la sede della produzione dei dumper Develon e HD Hyundai. In quegli stessi anni Moxy acquisì la società di Gjøvik Øveraasen Motorfabrikk & Mekaniske Verksted che permise al costruttore di avere una propria tecnologia ingegneristica.
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Il primo logo del costruttore norvegese che identificavano i dumper articolati
Fra alti e bassi. La mancata visione commerciale di Hatlebakk
Nel 1972 Moxy commercializzò il suo primo vero dumper ribaltabile articolato a trazione integrale. Si trattava del Viking D15. Una macchina che utilizzava un solo assale nel semitelaio posteriore collocato al di sotto del cassone ribaltabile. I dumper articolati ebbero un grande successo nelle imprese di movimento terra.
Nonostante il prodotto fosse tecnicamente all’avanguardia visse momenti di alti e bassi. Questi ultimi dovuti soprattutto ad una mancanza di visione commerciale di Hatlebakk. Nel 1980 la società fu ceduta alla società inglese Brown Engineering che ne cambiò il nome in Moxy Industries AS. Fu un periodo di grande sviluppo in cui presero vista ben undici nuovi modelli di dumper articolato. Moxy riuscì finalmente a guadagnarsi una buona reputazione nel settore delle costruzioni esportando le proprie macchine in tutto il mondo.
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Il Viking D15 rappresentò una forte innovazione per il settore del movimento terra norvegese
Un impulso tecnologico positivo
Un impulso positivo che portò la Moxy a dover aumentare la propria capacità produttiva. Da qui iniziò una collaborazione con Tallmek Smøla AS che costruiva i cassoni dei nuovi modelli. Arrivò sul mercato anche il dumper 6200S che, per la prima volta sul mercato, aveva una velocità massima di 50 km/h.
Infatti si trattava, e si tratta tuttora, di una velocità considerevole per un veicolo di questo tipo. Infatti era molto più veloce della maggior parte dei veicoli cava-cantiere dell’epoca. Il 6200S fu il primo modello Moxy con sospensione idropneumatica dell’assale anteriore e con trasmissione e cambio ZF. Si trattò di fatto di un modello fondamentale per la strategia di crescita di Moxy. Ma questo periodo positivo terminò nuovamente per incapacità gestionale. Infatti alla fine degli anni ’80 Moxy iniziò una collaborazione con la Komatsu.
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I dumper del costruttore norvegese iniziarono ad essere apprezzate in tutto il mondo
La joint-venture con Komatsu
Questa partnership si concretizzò nel 1981 nella joint-venture fra la stessa Komatsu e la società statale norvegese AS Olivin. Le due realtà acquisirono la Moxy e ne cambiarono il nome in Moxy Tracks AS. Le quote azionarie facevano capo per 2/3 alla AS Olivin e per 1/3 alla Komatsu. L’arrivo di nuovi capitali, lo sviluppo dei nuovi progetti e lo slancio industriale innescato dalla visione commerciale di Komatsu. Infatti la vendita dei dumper attraverso la rete globale del costruttore giapponese permisero all’azienda di farsi conoscere in tutto il mondo per la qualità dei propri prodotti.
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La gamma degli anni ’80 ebbe largo successo
Ma non solo. Infatti Moxy iniziò a costruire i dumper da 25 e 27 tonnellate. Mezzi che furono venduti con il marchio Komatsu in tutto il mercato europeo. Questa partnership durò fino al 2000. Ossia fino a quando Komatsu, fatta propria questa raffinata tecnologia dei dumper articolati, si ritirò dalla joint-venture. Un ritiro che diede inizio alla produzione di queste macchine, in proprio, nello stabilimento giapponese di Ibaraki.
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Il Komatsu HM300 è stato il primo modello di questo tipo del marchio giapponese ed è una macchina completamente derivata dai modelli norvegesi
Una nuova discesa
Il venir meno della rete vendita globale di Komatsu ebbe un forte contraccolpo nella produzione Moxy. Vi fu infatti una fortissima diminuzione che portò, a sua volta, ad una riduzione della forza lavoro. Soprattutto perché l’azionista di maggioranza, ossia lo stato norvegese, non aveva competenze ed interesse a sviluppare un’azienda che operava in un mercato così complesso e specialistico. Per questo motivo decise di vendere il 49% delle quote azionarie della Olivin ad investitori privati.
Per rendere più appetibile la società, la Norvegia decise un aumento di capitale pari a 50 milioni di corone norvegesi e di separare la Moxy dal resto della compagine. Lasciò quindi la proprietà completamente statale e la dichiarò “azienda in difficoltà”.
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La gamma del costruttore, pur con elevati contenuti tecnici, non ebbe fortuna per una miope visione commerciale
L’ennesimo passaggio di proprietà
Nel 2002 vi fu l’ennesimo passaggio di proprietà. Il 51% del pacchetto azionario di Moxy fu venduto alla Spilka Ivest AS. Si trattava di una società con sede ad Ålesund, poco lontano da Molde. L’anno successivo vi fu una ripresa economica che consentì alla Moxy di migliorare le vendite. Un periodo positivo che permise di rivedere e aggiornare i modelli con la gamma “Plus 1” introdotta sul mercato nel 2004.
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La gamma Plus-1 fu un positivo salto in avanti ed è ancora oggi la base degli attuali modelli
Nonostante queste traversie gestionali la reputazione tecnica dei dumper Moxy continuò ad essere molto apprezzata. Un risvolto positivo che portò il gruppo inglese Thomson alla decisione di acquisre completamente l’azienda dopo la decisione del governo norvegese di privatizzarla.
Questo ennesimo passaggio di proprietà portò a sua volta all’ennesimo cambio di ragione sociale. Il nuovo nome divenne quindi Moxy Engineering AS con sede sempre a Molde. La produzione della gamma “Plus 1” continuò fino al 2008 a concreta dimostrazione di un progetto estremamente valido e che rappresenta ancora oggi la base concettuale dei modelli attuali.
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Nella gamma Plus-1 troviamo ancora oggi le caratteristiche dei modelli attuali: elevata trazione, equilibrio dinamico ed una stabilità a prova di operatore
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La mobilità della gamma Plus-1 è frutto di soluzioni tecnologiche inedite e avanzate valide ancora oggi
L’arrivo di Doosan Infracore
Proprio nel 2008 la Doosan Infracore acquistò la partecipazione del gruppo Thomson nella Moxy Engineering AS. Un passaggio fondamentale che diede inizio alla produzione dei dumper articolati fra gli asset strategici della società nel settore movimento terra.
L’azienda cambiò nuovamente il proprio nome in Doosan Moxy AS e la gamma subì una radicale razionalizzazione. Passò quindi a due soli modelli nelle fasce di peso più importanti per il mercato, ossia le 30 e le 40 tonnellate di portata. Nel primo periodo i vecchi modelli furono semplicemente prodotti con i colori del costruttore coreano. In seguito furono completamente rivisti nel design complessivo, nella cabina, nell’aggiornamento motoristico e nell’ottimizzazione delle soluzioni tecniche. Ma senza mai snaturare i contenuti tecnici di grande valore che hanno fatto apprezzare Moxy nel corso del tempo.
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Nel 2008 l’azienda ha avuto un forte impulso con l’arrivo di Doosan Infracore
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Nel primo periodo di Doosan Infracore il design esterno è rimasto invariato
Il doppio marchio
Tutti conosciamo il passaggio del marchio Doosan a quello Develon con l’arrivo di Hyundai come unico proprietario e la commercializzazione dei dumper Moxy anche con il marchio HD Hyundai. Questi dumper sono diventati sempre più diffusi grazie alla visione globale della proprietà coreana.
Dal primo mezzo derivato da un trattore Ford si è passati oggi ad una gamma che vede oggi presidiare la fascia di mercato più importante. Sono quindi presenti tre modelli con portate di 30 e 45 tonnellate. Quest’ultima fascia è a sua volta rappresentata dalla doppia versione a tre e due assi. Con il mezzo a due assi che si pone come valida alternativa ai classici dumper rigidi con il vantaggio della trazione integrale e della elevata manovrabilità data dal telaio articolato.
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La tradizione del costruttore norvegese ha permesso di avere un’articolazione di sterzo che limita le forze centrifughe laterali
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L’arrivo di Hyundai ha portato i dumper norvegesi ad una presenza sul mercato con il due marchi