Trevi Benne e il passo globale che ci voleva
L'ingresso di Trevi Benne in Kinshofer, asset operativo di Lifco AB, è nel segno dello sviluppo aziendale. Una mossa vista in modo negativo da quelli che definisco i "nazionalisti della domenica". In realtà è esattamente il contrario.
Trevi Benne, come ormai tutti ben sanno, è entrata nell’orbita di Kinshofer. Il brand tedesco è, di fatto, l’asset operativo della svedese Lifco AB nel settore delle attrezzature per il mondo delle costruzioni e delle demolizioni. Il fondo di investimento è infatti attivo in due branche industriali in forte crescita in tutto il mondo. Quella delle attrezzature, appunto, in cui Trevi Benne si colloca come brand primario, e in quella dentale, dove la ricerca tecnologia è un fondamentale elemento di traino.
Ho potuto notare, soprattutto dai commenti nei social, come in molti non abbiano affatto capito la mossa strategia di Luca Vaccaro. Mi lasciano infatti perplesso alcune considerazioni che riguardano in modo particolare la “non italianità” di Trevi Benne dopo questa operazione. Dire che l’azienda di Noventa Vicentina non sarà più italiana dopo che Luca Vaccaro rimane all’interno dell’assetto societario è una sciocchezza bella e buona. Oltretutto con la sua nomina ad AD. Proprio lui che questa azienda l’ha voluta, curata e vista crescere. E che, proprio per questo, vuole continuare a svilupparla aprendola verso nuovi mercati.
Contro il nanismo italiano
Noi italiani siamo gente strana. Ce la prendiamo con la globalizzazione senza nemmeno conoscerne le dinamiche. Ma ci indigniamo quando gli imprenditori nostrani percorrono strade differenti rispetto alla media proprio per rispondere alle sfide globali. Il nanismo italiano è proprio quello contro cui vuole andare Trevi Benne. Spiace dirlo e sottolinearlo ma quante aziende italiane abbiamo visto chiudere. Oppure sono state in procinto di farlo, perché troppo piccole o troppo sottocapitalizzate rispetto al mercato con cui si confrontavano?
Sono tantissime ed elencarle sarebbe veramente lungo. Ma tutti le conosciamo. Da Benati, a Benfra, Hydromac, Rock, Laltesi, PMI. Aziende che hanno scritto pagine importanti di storia ma assolutamente incapaci di gestire la propria crescita in modo organico e proiettato oltre il già visto. Il nanismo aziendale è un problema tutto italiano. Soprattutto in settori dove si sente la pressione di grandi player stranieri con una “potenza di fuoco” che noi nemmeno immaginiamo.
Si tratta di avere visione. Pensare di essere al centro del mondo, pur non essendolo, non impedisce al “centro vero” di crescere. Pensare che l’orizzonte italiano sia il più importante al mondo non impedisce ai mercati trainanti di esserlo sempre di più. Si chiama provincialismo. Un modo di vedere che non è mai stato nelle corde di Trevi Benne. E le strategie aziendali lo hanno sempre dimostrato.
Trevi Benne fra crescita e mercato, un dilemma non semplice
Gli italiani, così poco avvezzi alla matematica e alla statistica, hanno una bassa dimestichezza con i numeri. Risulta quindi complesso, per molti, capire le logiche che portano un’azienda verso una crescita internazionale dove il passaggio dimensionale è molto difficile da gestire. Esattamente quello che sta facendo Trevi Benne dove il salto di scala deve essere accompagnato da forti investimenti che non riguardano solo la dimensione produttiva ma anche quella distributiva. E dove produzione e vendita devono andare di pari passo se si vuole avere una forte presa su nuovi mercati.
Luca Vaccaro ha impostato “la sua creatura” nella direzione della ricerca e sviluppo di prodotti sempre nuovi e sempre più performanti. Questo comporta un confronto aperto con costruttori di alto livello con cui Trevi Benne è entrata in competizione posizionandosi sul mercato con un elevato rapporto qualità/prezzo. Ma la crescita va anche sostenuta con un aumento della presenza sui mercati dove questi competitor sono presenti. Elemento che non è automatico e che richiede capacità produttive superiori.
Aprirsi a nuovi mercati
Si tratta di un cambio di passo che riguarda non solo la dimensione aziendale ma anche saper mettere in campo delle sinergie dove efficienza e competitività vadano di pari passo con la qualità. In un contesto globale dove costruttori orientali sono in grado di immettere sul mercato una moltitudine di prodotti con una buona qualità generale ad un prezzo molto competitivo è necessario essere realisti. Soprattutto quando si è a metà del guado.
Trevi Benne ha quindi scelto di andare avanti e di crescere. Le rassicurazioni fornite di recente da Luca Vaccaro a Mattia Veronese, Sindaco di Noventa Vicentina, fanno capire come il nuovo corso sia concretamente iniziato verso il rafforzamento dell’organico. Questo per iniziare un percorso che porta ad un aumento di produzione finalizzato all’espansione commerciale. Il passo globale che è stato intrapreso grazie ad una compagine societaria con le idee chiare va proprio in questa direzione.
E a chi critica una scelta di questo tipo chiedo quali altre soluzioni alternative si sarebbero potute percorrere senza mettere a rischio la stabilità economica aziendale. E soprattutto perché, visto che si cita sempre il nazionalismo a sproposito, non ci siano gruppi di investimento italiani così focalizzati su un settore che ci vede fra i maggiori produttori al mondo. Perché avere una visione costa fatica e costa la scelta di percorrere strade che altri non intuiscono nemmeno.